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Brand Manager Hirooks
70.000 partecipanti, 3.000 startup, 700 espositori e oltre 1.000 speaker da 90 paesi: il WMF probabilmente è l’unico vero evento in Italia che con i suoi numeri riesce a catalizzare l’attenzione del Paese sul tema innovazione.
Ma oggi, cosa è davvero l’innovazione? Se ne parla ovunque e spesso in maniera superficiale, ed una cosa è abbastanza evidente: ormai non si tratta più di una corsa all’ultima tecnologia ma una sfida di visione e integrazione nelle realtà aziendali. Si tratta sempre più di capacità di lettura del contesto, di coerenza strategica e di esecuzione organizzativa. Tutti fattori che chiaramente esulano dalla tecnologia, che si riduce in molti casi solo a uno strumento, spesse volte anche male utilizzato.
Con questa dovuta premessa quindi presento un recap di quanto ascoltato durante il WMF, per dare una overview sui principali punti emersi.
Nel 2025, parlare di innovazione non significa più introdurre strumenti per migliorare qualcosa, significa ridefinire i perimetri di competitività, costruendo infrastrutture organizzative e decisionali che rendano l’azienda capace di scalare, adattarsi, prevedere e differenziarsi in un contesto instabile.
Il WMF 2025 ha infatti chiarito un punto fondamentale: l’innovazione ha assunto la forma di un’infrastruttura invisibile che agisce trasversalmente su ogni metrica di performance aziendale. Non è più un asset laterale o sperimentale, ma oramai è ciò che abilita crescita, efficienza e capacità predittiva. Le aziende che riescono a integrarla nei propri flussi core stanno riscrivendo il significato di produttività, grazie a un miglioramento netto in ambiti come il time-to-market, il customer lifetime value, la retention del capitale umano e la resilienza delle catene di fornitura.
Ed ovviamente, al centro di questa trasformazione c’è l’intelligenza artificiale, sempre più pervasiva e operativa.
A tal proposito è emerso uno studio interessante di McKinsey (2024), secondo cui già oggi le aziende che implementano con successo l’AI nei processi strategici segnalano un incremento medio del 15-20% nelle performance operative. Questo non accade per via di una semplice automazione, ma perché l’AI sta consentendo sempre più di costruire processi decisionali più reattivi, adattivi e informati.
Uno degli aspetti più curiosi, e rivelatori, emersi al WMF è che le aziende più evolute non usano quasi mai il termine "innovazione" nei propri pitch. Non perché non innovino, ma perché per loro l’innovazione è una condizione strutturale, un presupposto implicito, non un vantaggio competitivo da comunicare. È come dire: non celebri l’elettricità in un’azienda moderna, la dai per scontata.
Come confermato da McKinsey, BCG e MIT Sloan, le aziende più performanti non etichettano i propri progetti come "innovativi", ma li strutturano per generare impatto misurabile. Non c’è più nulla da celebrare: c’è da integrare, sistematizzare, rendere scalabile. Chi prospera non è chi innova per posizionamento, ma chi ha ricablato la propria governance per trasformare l’innovazione in leva di execution.
Quando la tecnologia entra davvero nei processi decisionali, nei modelli operativi, nei driver di crescita, non si parla più di innovazione. Si parla di impatto, di marginalità, di governance.
Questo è un punto su cui molti manager dovrebbero riflettere: se l’innovazione è ancora un’etichetta da mettere su slide o eventi, forse non è ancora diventata cultura, infrastruttura e competenza diffusa.
Il tono degli interventi al WMF è stato quindi di forte consapevolezza sull'argomento. L’AI ha quindi superato lo stadio della novità e sta rapidamente diventando la spina dorsale invisibile delle decisioni, dei processi e delle performance. L'interrogativo principale si è spostato quindi sul come costruire un’organizzazione che ci conviva in modo sano, strategico, produttivo.
Oggi l’AI è ciò che abilita una gestione del rischio più anticipatoria, una produttività che va oltre l’efficienza e una customer experience non solo personalizzata, ma predittiva. Secondo Gartner, entro il 2026 oltre il 60% delle decisioni operative aziendali sarà supportato da AI generativa integrata in modelli decisionali complessi.
Tutto ciò, ovviamente, sta già avendo un impatto diretto sui KPI e durante l'evento, molte aziende hanno parlato principalmente di riduzione del churn, aumento della velocità decisionale, precisione nei forecast e valorizzazione del capitale umano.
Ad esempio, come evidenza ci sono stati presentati alcuni casi emblematici:
Sebbene queste aziende provengono da tre settori completamente diversi in termini di logiche e strategie, c’è da notare una base comune: la tecnologia per ognuna di loro è stata fondamentale per generare efficienza in termini di riduzione costi, scalabilità dei servizi, innovazione nei servizi offerti.
Ma qualcosa si muove anche fuori dai confini aziendali. La Pubblica Amministrazione, storicamente percepita come inefficiente e lenta al cambiamento, inizia a dare segnali tangibili di innovazione. Forse per necessità, forse per pressione crescente, ma il punto è che non può più restare indietro. Durante il WMF, la vicepresidente della Camera dei Deputati, Anna Ascani, ha annunciato lo sviluppo di tre prototipi – in collaborazione con università e centri di ricerca – per integrare l’AI generativa nei processi parlamentari: chatbot istituzionali per migliorare l’accesso alle informazioni, strumenti intelligenti per la stesura legislativa e sistemi automatizzati per monitorare la qualità normativa.
PagoPA ha mostrato come logiche predittive e progettazione human-centric possano trasformare i servizi pubblici da reattivi a proattivi. Un cambio di passo culturale, più che tecnologico, che suggerisce che anche la PA ha compreso la differenza tra digitalizzazione – trasporre processi esistenti in digitale – e innovazione – ripensarli per generare un impatto tangibile per il cittadino.
Il WMF ha mostrato con chiarezza che oggi l’innovazione è un abilitatore trasversale, ma allo stesso tempo impatta in modo significativo le performance solo però quando è messa al servizio della strategia. In questo senso, non c’è una funzione aziendale che può dirsi neutrale all’innovazione e molti interventi ascoltati lo hanno dimostrato chiaramente.
Ecco quindi come possiamo riassumere il suo impatto che sembra avere sulle diverse aree aziendali:
1. Marketing & Sales: l’AI generativa sta consentendo la costruzione di contenuti iper-personalizzati, ma la vera leva è la capacità di testare, adattare e ottimizzare in tempo reale. Qui l’innovazione diventa leva per aumentare l’efficienza marginale della spesa pubblicitaria, migliorare i tassi di conversione e agire sulla fedeltà del cliente attraverso customer journey più intelligenti
2. Operations & Supply Chain: l’adozione di sistemi di manutenzione predittiva e digital twin sta abbattendo i costi di downtime e migliorando la capacità di risposta a stress imprevisti. La vera rivoluzione? Passare da un modello di supply chain adattiva a uno predittivo, che riduce rischi e migliora la resilienza
3. Finance: i sistemi di simulazione degli scenari supportati da AI permettono oggi di prevedere volatilità, gestire l’esposizione a rischio e ottimizzare l’allocazione del capitale in modo dinamico. Questo significa che anche la finanza sta passando da un ruolo di controllo a uno di regia strategica
4. HR & Learning: le piattaforme di reskilling intelligenti stanno trasformando il modello classico di formazione, permettendo di adattare i percorsi formativi al singolo individuo, sulla base dei dati reali. Il risultato è un capitale umano più coinvolto e una riduzione dei costi di turnover
5. Customer Care: o chatbot basati su LLM non sono solo assistenti virtuali, bensì sempre più sistemi relazionali capaci di apprendere dal comportamento degli utenti. La vera innovazione non è tanto nella risposta automatica, ma nella capacità di anticipare i bisogni e creare esperienze che aumentano il valore percepito.
In tutte queste aree, è chiaro che l’innovazione oggi non è più solo intesa come un acceleratore, ma come una vera e propria leva di riduzione della complessità, ad ogni livello aziendale.
Oltre ai casi e alle tecnologie, il WMF ha fatto emergere alcuni assi portanti che definiscono la direzione strategica del prossimo futuro:
Oltre i casi e gli strumenti, il WMF ha lasciato spazio a una riflessione più ampia: dove ci porterà l’innovazione nei prossimi 2-5 anni? Guardando a ciò che è emerso dal WMF 2025, possiamo ipotizzare alcune traiettorie di medio termine:
Il WMF 2025 ha confermato che l’innovazione non è solo una questione tecnologica, ma un driver di trasformazione del business, della società e del territorio. Per competere nell’era digitale, le aziende devono integrare tecnologie (ovviamente AI come requisito base) nei processi strategici, valorizzare i dati, investire in sostenibilità e, soprattutto, sviluppare le competenze dei propri team.
Per questo, in Hirooks abbiamo pensato di approfondire questi temi e prossimamente pubblicheremo articoli di approfondimento sulle principali funzioni aziendali e su come l’innovazione sta impattando su di esse.