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May 3, 2025

Presente e futuro dell’AI: la parola degli esperti. Insight emersi dall’AI Festival

Bianca Niola

Brand Manager Hirooks

Anche quest’anno abbiamo partecipato all’AI Festival, evento organizzato da We Make Future. La differenza più eclatante tra le due edizioni è che mentre l’anno scorso il focus era ancora sulla sperimentazione e sulle opportunità da esplorare, oggi il dibattito si è spostato su un tema più concreto: non si tratta più di se adottare l’AI, ma di come implementarla nel modo più efficace e strategico.

L’evento è stato quindi un’occasione per ascoltare visioni diverse, raccogliere dati e sfatare qualche mito che ancora frena molte aziende. Tra i temi più discursi è emerso:

  1. Il futuro dell’AI: alcuni dati concreti su evoluzione e impatto economico
  2. Governance & Policy: con l’entrata in vigore dell’EU AI Act, la regolamentazione non è più un dettaglio, ma una variabile chiave
  3. AI e lavoro: il dibattito tra chi teme l’automazione e chi vede l’AI come leva di crescita professionale
  4. AI e Marketing: l’impatto della Generative Search e dell’automazione sui comportamenti di consumo e sulla customer experience

1. Il futuro dell'AI, in che direzione sta andando?

Partiamo con dei dati concreti:

  • Entro il 2027, il 29% degli investimenti aziendali sarà destinato all’AI, con una spesa globale di oltre 500 miliardi di dollari
  • McKinsey Global Institute stima che l’AI genererà un impatto economico superiore a 17 trilioni di dollari nei prossimi tre anni, rivoluzionando settori come sanità, finanza e manifattura.
  • Le aziende che oggi stanno già adottando soluzioni AI vedono un aumento della produttività fino al 40%.

Nonostante però questi numeri enormi, è però emerso che molti Manager sono ancora fermi. Ma dove sorge tutta questa incertezza?

Marco Giletta di Oracle, nel suo intervento ha portato alla luce tre delle grandi paure che ad oggi bloccano le aziende nell’adottare l’AI:

  1. Timore dell’obsolescenza tecnologica
    L’AI si evolve velocemente, e questo frena le decisioni. Ma aspettare non è una strategia: chi ha già implementato sistemi AI sta costruendo un vantaggio competitivo difficilmente colmabile
  2. Mancanza di una strategia chiara
    Tantissime aziende sono bloccate nella fase dei progetti pilota, sperimentano senza un piano preciso e alla fine non scalano mai l’adozione. Un fenomeno che Gianluca Salviotti, Associate Professor di Digital Transformation Practice, ha definito "pilotitis"
  3. Percezione di un impatto economico ancora incerto
    Gli esperti stimano che gli effetti macroeconomici reali dell’AI si vedranno solo dal 2032. Ma questo non significa che non ci siano già risultati concreti. Chi oggi sta investendo in AI sta già vedendo miglioramenti tangibili nella produttività, nei costi e nei margini operativi.

Quindi, da dove iniziare.

Un concetto chiave emerso dal festival è che senza dati e cloud, l’AI non può esprimere il suo potenziale.

Marco Giletta di Oracle ha sintetizzato questa idea con una frase efficace: “L’AI non è il motore del successo aziendale, lo sono i dati. Ed è proprio qui che molte aziende sono in difficoltà”.

Infatti, le aziende che oggi stanno facendo davvero la differenza hanno investito in due asset fondamentali:
- Una strategia dati solida, con dati puliti, strutturati e accessibili
- Un’infrastruttura cloud scalabile, capace di elaborare enormi volumi di informazioni e supportare modelli AI avanzati

Senza questi due pilastri, l’AI è solo un esperimento isolato che non porterà mai valore concreto.

ai festival


2. AI & Governance: le regolamentazioni attuali sono un freno o un acceleratore?

Con l’entrata in vigore dell’EU AI Act, il rapporto tra intelligenza artificiale e regolamentazione è diventato un tema centrale per le aziende.

Guido Scorza, membro del Garante per la Protezione dei Dati Personali, ha portato un punto di vista interessante: le regole non sono un freno, ma una bussola. Senza una governance chiara, l’AI rischia di diventare un gioco per pochi giganti, minando la concorrenza e creando enormi squilibri di potere. Quindi, più che di ostacoli, dovremmo parlare di opportunità per un’innovazione più equilibrata e sostenibile.

EU AI Act: cosa cambia per le aziende

Luana Lo Piccolo, esperta di governance AI, ha spiegato con un approccio molto pratico i quattro livelli di rischio previsti dal regolamento:

  • Rischio inaccettabile – Tecnologie vietate, come il social scoring invasivo
  • Alto rischio – Sistemi con impatti critici sulle persone, come l’AI nel settore sanitario o il riconoscimento facciale
  • Rischio limitato – Applicazioni che richiedono trasparenza, come i chatbot
  • Rischio minimo – Tecnologie di uso comune, come i filtri anti-spam

Per le aziende, questo significa una cosa chiara: non si può più parlare di AI senza parlare di responsabilità. Chi saprà muoversi nel modo giusto, però, potrà trasformare la compliance da obbligo a vantaggio competitivo.

Non è un caso se aziende come Google, Microsoft e IBM stanno già investendo in comitati etici interni e processi di audit AI-driven. La vera sfida non è scegliere tra regole e innovazione, ma trovare il giusto equilibrio per costruire un futuro solido.

3. Impatto sull'occupazione

Sul tema AI e occupazione da anni ci sono tanti pareri opposti; c’è chi parla di una rivoluzione positiva e chi teme una perdita di posti di lavoro su larga scala. Ma la verità sta sempre nel  mezzo.

Sveva Basirah, Senior PR Manager di Fiverr, nel suo speech ha condiviso un dato che non lascia indifferenti:

  • 92 milioni di posti di lavoro verranno eliminati dall’AI e dall’automazione
  • 170 milioni di nuovi ruoli verranno creati, con un saldo positivo

(Fonte: World Economic Forum - The Future of Jobs Report 2025)

Non si tratta quindi di una sostituzione, ma una trasformazione e chi saprà adattarsi ma potrà perfino migliorare le proprie prospettive di carriera. Le aziende infatti stanno già premiando chi utilizza l’AI in modo efficace, con aumenti salariali che possono arrivare fino al 25% in più (questo negli USA)

Per cavalcare quest’onda, è bene quindi:

  • Investire in formazione AI-driven: non basta saper usare l’AI, serve sviluppare un mindset adattivo per restare competitivi
  • Integrare l’AI come abilitatore, non come sostituto: le aziende più lungimiranti la stanno usando per potenziare il talento umano, non per rimpiazzarlo
  • Puntare sulle competenze umane: pensiero critico, creatività ed empatia sono le risorse chiave che l’AI non potrà mai replicare

Il punto è chiaro: il lavoro non sta scomparendo, sta cambiando. E la vera domanda non è se l’AI sia una minaccia o un’opportunità, ma come possiamo sfruttarla al meglio per far crescere competenze, team e aziende.


4. Marketing & Customer experience

L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui i consumatori scoprono, valutano e acquistano prodotti online. Il processo decisionale è sempre più influenzato da sistemi avanzati di ricerca, personalizzazione e raccomandazione, rendendo il marketing più mirato ed efficace.

Alcuni dati dimostrano l’impatto di questa trasformazione:

  • Il 72% dei consumatori inizia la ricerca di un prodotto utilizzando strumenti di AI-driven search, anziché affidarsi ai motori di ricerca tradizionali
  • Il tempo medio dalla scoperta all’acquisto è aumentato del 30% negli ultimi sei anni, a causa del fenomeno FOBO (Fear of Better Options), ovvero l’incertezza generata dall’abbondanza di alternative disponibili
  • Le aziende che utilizzano l’AI per la personalizzazione hanno registrato un incremento del conversion rate del 17%, dimostrando come l’AI possa migliorare significativamente l’esperienza d’acquisto

Questi dati ci fanno comprendere che l’adozione dell’AI impone alle aziende un cambio di paradigma nel marketing e nella gestione della customer experience. La visibilità online, la pubblicità e l’e-commerce devono essere ripensati per adattarsi a un ecosistema sempre più guidato dall’intelligenza artificiale.

  • SEO e ricerca generativa
    Le tradizionali strategie SEO non sono più sufficienti. Con l’introduzione dei motori di ricerca generativi, non basta ottimizzare i contenuti per Google, ma diventa essenziale strutturarli in modo che possano essere riconosciuti e utilizzati direttamente dalle AI nei loro risultati. Questo richiede un approccio ai contenuti più dettagliato, aggiornato e strategico
  • Advertising predittivo
    L’AI sta rivoluzionando il media buying, rendendolo più sofisticato e dinamico. Le piattaforme pubblicitarie stanno integrando modelli di machine learning in grado di ottimizzare le campagne in tempo reale, abbassando il costo per acquisizione e massimizzando il ROI. Per restare competitivi, è necessario basare le strategie di advertising su analisi avanzate dei dati
  • E-commerce e customer experience personalizzata
    L’AI sta trasformando anche l’e-commerce, offrendo nuove opportunità di ottimizzazione. La gestione avanzata dei feed di prodotto consente una targettizzazione più precisa, mentre l’uso di contenuti generati automaticamente migliora sia la SEO che il coinvolgimento degli utenti. Inoltre, l’automazione della customer experience attraverso chatbot intelligenti e sistemi di raccomandazione personalizzati contribuisce ad aumentare il valore medio dell’ordine e la fidelizzazione del cliente.

Prima di concludere

Dopo due giorni di approfondimenti, confronti e analisi dei dati, emergono alcuni punti chiave da tenere a mente:

  1. L’AI non è il motore del successo aziendale, lo sono i dati. Senza una solida fonte dati quindi rimarrà solo un esperimento poco efficace
  2. La regolamentazione dell'AI non è un freno, bensì renderà il mercato più trasparente e accessibile non solo ai big player
  3. L’AI non sta rubando lavoro, senza il contributo della mente umana l'AI non sarà mai in grado di funzionare

Se vuoi approfondire le ultime evoluzioni dell'AI e confrontarti su come applicarla al tu contesto aziendale, puoi sempre contattarci al form dedicato o prenotare una call con un nostro esperto.